Prima nazionale Teatro Biblioteca Quarticciolo Roma 2014
Progetto teatrale del Collettivo Operaincorso
costruito e realizzato da Tiziana Amicuzi, Maria Luisa Bigai, Valeria Cotura, Valentina, Faraoni, Paola Marzano, Ilaria Onorato, Francesca Emilia Papale, Maddalena Rizzi, Angela Sajeva.
Uno spettacolo poetico, struggente ed ironico che intreccia linguaggi per raccontare storie di donne. Partendo dallo studio di artiste significative del passato, si vuole indagare la posizione della donna nel mondo del lavoro ed il panorama femminile nella sfida quotidiana di affermazione della propria identità.
L’impianto drammaturgico nasce dalla fusione di scritti e biografie. Le storie di Theda Bara, Maria Carta, Isabella Morra, Adelaide Ristori, Frida Kahlo rielaborate a più mani, si proiettano fra le luci e le ombre della scena . Le attrici dal vivo intrecciano il percorso delle loro personagge con Francesca Emilia Papale, unica donna del tempo presente che, attraverso dei video-interventi, riflette su condizioni di lavoro che diventano scelta di vita.
Una nota alla regia dello spettacolo – Operaincorso#2 nasce dalla ricerca sviluppata da ogni singola artista dalla propria peculiarità creativa e assecondando la propria tecnica specifica, a partire dalla lettura critica di testi biografici e documentari, dall’ascolto reciproco e lungo un percorso che ha prodotto materiali visivi, pittorici, drammaturgici, scenici che vengono coordinati e composti sul palco per addensamento tematico, riverbero poetico, eco umana, seguendo una struttura compositiva che prevede anche parti improvvisative. Il palco – spazio astratto dalle molte sfaccettature – si apre a percorsi diversi come un castello di specchi, dove le storie si intrecciano con simmetrie divergenze e linee terribilmente parallele; una lanterna magica che rifrange bagliori di epoche e dimensioni diverse. Le attrici si in-vestono della personaggia che diventa drammaturgia dal vivo, interattiva, lungo un canovaccio che racconta a più voci la lunga danza di uno specchio infranto.
Una nota alle scene – La scena come un organismo vivente in cui i frammenti di vita si intrecciano, si toccano, si fondono, si fanno spazio: Uno spazio a-dimensionale che diventa movimento architettonico con il corpo delle attrici e diventa pluri-dimesionale per le storie diverse che lo attraversano in tempi paralleli, fisici, dipinti o in proiezione video. Spazio scenico che diventa spazio cruciale per questioni che non possono ridursi alla dimensione della scena. Per questo con la regia abbiamo individuato il foyer come spazio-laboratorio delle idee in gioco che il pubblico attraversa come noi abbiamo attraversato processi di lavoro che trovano la sintesi in scena.
Una nota ai quadri – “Architetture” femminili, consapevoli della loro essenza, avanzano fiere con grazia, risolutezza, fermezza, catturano colui che ha la sensibilità per vedere, lo investono come magma dirompente che distrugge e crea al contempo, lo risucchiano nel proprio grembo…e si ritirano silenti.